La preistoria siciliana e soprattutto la protostoria e l'età del bronzo è un argomento di grande fascino per archeologi e appassionati. I primi studi sistematici sono cominciati nel corso del XIX secolo e sono stati poi ampliati da numerosi archeologico tra cui si annoverano Paolo Orsi, Luigi Bernabò Brea, Giuseppe Voza e Sebastiano Tusa. In particolar modo nei decenni si sono andate definendo meglio le peculiarità delle varie culture che si sono succedute nell'età dei metalli da Castelluccio a Thapsos a Pantalica. Grande fascino in questo ambito riveste la cultura di Castelluccio il cui nome viene dall'insediamento individuato da Paolo Orsi nelle campagne tra Noto e Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa. Lo studio della necropoli prima e dell'abitato poi hanno permesso di conoscere sempre più dettagli su questa cultura dell'antica età del bronzo (genericamente databile tra il 2200 e il 1600 a.C.), distribuita i molteplici piccoli villaggi interni, localizzati soprattuto in Sicilia sudorientale. La loro tipica sepoltura era costituita da delle tombe a grotticella artificiale, scavate nella tenera roccia calcarea iblea. Queste tombe contenevano i resti di diversi individui ed avevano un chiusino litico, a volte decorato, come è il caso dei famossi portelli litici dal sito di Castelluccio. In alcuni casi il prospetto di queste tombe era monumentalizzato con la realizzazione di pilastri o lesene. Se fino a pochi anni fa il numero delle cd. tombe castellucciane monumentali, era limitato a poche unità, gli studi di questi anni hanno permesso di individuare un numero sempre maggiore di tombe, spesso dimenticate tra gli altipiani e le cave iblee. E così alle più celebri tombe monumentali come la tomba del principe di Castelluccio o la tomba Orsi di Cava Lazzaro si sono affiancati altri esempi a Cava d'Ispica a Case vecchie e più in generale in tutto il territorio delle province di Siracusa e Ragusa. Più frequentemente le tombe risultano decorate da lesene mentre il alcuni casi vi sono dei veri e propri pilastri a tutto tondo.
Una di queste tombe, in realtà in posizione abbastanza isolata, è il sepolcro monumentale di Timognosa, localizzato tra le cittadine di Melilli e Sortino e studiata fin dall'inizio degli anni '90 sebbene non siano stati effettuati scavi archeologici estensivi. Nulla infatti si conosce del villaggio e la tomba è stata già violata in antico ed era pertanto priva di corredo. Poco distante si contano poche decine di altre tombe a grotticella artificiale. Questa tomba è caratterizzata dalla presenza di tre pilastri arrotondati, particolare abbastanza raro nel contesto castellucciano. Purtroppo il prospetto risulta molto consumato, probabilmente per via degli agenti atmosferici, essendo il sepolcro in posizione molto esposta. Altra particolarità della tomba è la presenza di alcune labilissime incisioni intorno all'ingresso tra cui il motivo del cerchio puntato.
Per fotografare la tomba per renderne la suggestione, come spesso capita in questi contesti è consigliabile scegliere soprattutto l'orario giusto (e perchè no, il periodo dell'anno giusto). Nei mesi più luminosi l'intensa luce solare si riflette sulla bianca pietra calcarea rendendola abbagliante. Per tale motivo è consigliabile approfittare della golden hour ma, in ogni caso, munirsi anche di treppiede per effettuare una serie di riprese con cui ottenere un'immagine HDR. I pilastri della tomba creano infatti chiaroscuri e forti contrasti difficilmente apprezzaibili con una singola esposizione. In aggiunta l'autofocus della fotocamera risulta spesso impreciso in questi contesti, facendo preferire la messa a fuoco manuale. Programmare l'orario di ripresa per avere il sole di spalle o lateralmente, ci aiuterà ad avere un cielo blu di sfondo che migliora il contrasto così come nei mesi autunnali e invernali la vegetazione verde regala una nota di colore rispetto alla vegetazione secca dei mesi più caldi. Avere con se una lampada può aiutare a creare un'illuminazione radente per meglio mettere in risalto le labili incisioni sulla roccia.
La tomba di Timognosa si trova all'intero di terreni agricoli privati. Per raggiungerla occorre posteggiare l'auto sulla strada provinciale ad una certa distanza e proseguire a piedi avendo l'accortezza di rispettare sempre i luoghi e la chiusura dei cancelletti per il bestiame delle proprietà private.
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La fronte pilastrata della tomba di Timognosa
Labili incisioni sul prospetto della tomba di Timognosa