Percorrendo la SS115 che da Noto porta a Rosolini (SR), pochi chilometri prima di Rosolini, sulla sinistra, dopo un'area di campi e frutteti, si vede la parete rocciosa di Stafenna, l'antico feudo Stafenda. Si tratta di un'area archeologicamente interessante in quanto tra le pareti calcaree e l'altipiano sovrastante gli studiosi hanno individuato a più riprese tracce preistoriche (il riparo sotto roccia di Stafenna con reperti che vanno dal paleolitico superiore alla cultura neolitica di Stentinello e poi ancora tombe dell'età del bronzo, alcune delle quali con prospetto monumentalizzato), ceramica romana e sepolture di epoca tardo-antica. Il sito era ben conosciuto già agli studiosi e ai viaggiatori del passato che citano i resti di un insediamento con muri e strade ancora accennati. Alcuni studiosi ipotizzano in quel luogo l'antica città di Tyracina, citata da fonti storiche.

Anche il viaggiatore e disegnatore francese Jean Houel visitò il feudo durante il suo viaggi in Sicilia e così lo descrive:

Mi recai nel feudo di Stafenda, il cui proprietario è il barone Astuto. E' un luogo ragguardevole per la sua singolarità: si trova su una roccia piatta, alta da trenta a quaranta piedi sopra la pianura che la circonda, bagnata in parte da un piccolo ruscello. Questa posizione è incantevole. Gli antichi avevano fondato su questa roccia una città di cui non resta in alcuni posti che una base di pietre. Si vede ancora il fondo delle vie, più basso del posto dove sorgevano le case, perchè lo strofinamento dei piedi e delle vetture le ha scavate nella roccia: si vedono ancora mucchi di pietre, muri circolari e spazi vuoti molto ampi. La quantità di muri massicci, fatti di grosse pietre collocate a strati poco regolari, che si vedono pure alla Marza, al fondo della Falconara, all'isola di Vendicari, nel feudo di San Marco e nei dintorni di Palazzolo, ci fa sapere che vi è stato un secolo in cui questo modo di costruire era diffuso in Sicilia. [...] Nella parte settentrionale della roccia su cui si trova il feudo di Stafenda, ci sono tombe e grotte, tra le quali una che nn ho potuto fare a meno di rappresentare"
Houel vide sia i resti di un insediamenti che i numerosi ipogei e ipotizzava che li si trovasse l'antica città di Ichana o Iccana o ancora Icca:
" Collegandomi a ciò che hanno detto gli autori antichi della città di Iccana, mi sono convinto che i resti presenti nel feudo di Stafenda appartengono ad essa. Viene chiamata Iccana o Ichana, talvolta, per abbreviazione, Icca. Nei tempi più moderni si distinse per la vigorosa resistenza che oppose ai Saraceni i quali , tuttavia, la presero e la rasero al suolo per vendicarsi. Sul suolo su cui sorgeva la città si vede una grotta notevole per la sua grandezza, per la sua regolarità e per due belle tombe che racchiude, A e B: sono scavate nella roccia che è stata tagliata con destrezza per formare questi due monumenti che, nella loro semplicità, sono aggraziati e la cui architettura è regolare. Si presume che le tombe siano quelle dei sovrani o dei capi della città. Si può vedere nella pianta che le tombe erano doppie, come se fossero state espressamente fatte per ricevere marito e moglie. Si trovano in una vasta sala, alla quale due finestrelle C e D danno aria e luce. Queste finestre sono intagliate nella roccia che costituisce il soffitto della sala. Le tombe degli altri dignitari erano poste sotto delle arcate E; la camera F, G era pure piena di tombe ed aveva inoltre nel soffitto una finestrella".
Ichana era una piccola città ubicata nella cuspide sudorientale della Sicilia che - Stefano da Bisanzio ci informa - era molto bramata dai Siracusani. Se Stafenna coincide veramente con l'antica Ichana, le ragioni del "desiderio" siracusano ben si spiegherebbero con ragioni strategiche, essendo un punto di passaggio verso la cuspide sudorientale della Sicilia e verso l'antica città di Kamarina. La collocazione di molti antichi centri minori siciliani resta però ancora oggi del tutto dubbia e, in particolar modo, l'estensione e la funzione dell'insediamento di Stafenna resta ancora tutta da indagare così come la relazione con una chiesetta ruprestre individuata in zona in anni recenti e la grande basilica rupestre ancora oggi parzialmente esistente a Rosolini ma, purtroppo, non fruibile.
Allo stato attuale purtroppo Stafenna non è un'area archeologica nè valorizzata e tantomeno attrezzata per la visita. Manca qualsiasi indicazione turistica e parte dei punti di interesse archeologico ricadono in terreni privati mentre un'altra parte è protetta da una recinzione che risulta però ormai cadente in più punti. L'escursionista appassionato di archeologia, munito di torcia, facendosi strada tra la folta vegetazione spontanea, potrà visitare parte delle emergenze archeologiche dell'area.
Sicuramente tra i resti archeologici più suggestivi vi sono gli ipogei funerari tardo antichi tra cui la cd. catacomba A
La grotta delle due lettighe di Stafenna
L'ipogeo A (o ipogeo I a seconda dello studioso che si è occupato del sito) è conosciuto popolarmente anche come "grotta delle due lettighe" per via della presenza di un camerone con due sepolture a baldacchino, come soventemente se ne incontrano nell'area iblea. E' il più vasto di una serie di una decina di ipogei scavati lungo la parete rocciosa. La vicinanza alla strada carrabile la rende piuttosto facile da raggiungere. La catacomba è caratterizzata da un unico grande corridoio, fiancheggiato da una serie di arcosoli polisomi e da un cubicolo. In fondo al corridoio un grande camerone con due doppie sepoilture a baldacchino. Purtroppo le condizioni della catacomba sono peggiorate dai tempi di Jean Houel. Non solo nulla viene fatto per preservare il luogo ma il camerone risulta per gran parte riempito di pietre e sassi. Si può ipotizzare che nei secoli recenti i contadini abbiano spietrato i terreni agricoli sovrastanti ed eliminato il materiale gettandolo nella catacomba dai lucernari presenti sul soffitto. Questo fa sì che i baldacchini e le altre sepolture siano solo parzialmente visibili. Non sembrano essere state rilevati resti di iscrizioni nell'ipogeo sebben alcuni studiosi citino la presenza di un monogramma cristiano sopra un arcosolio.
Gli ulteriori ipogei dell'area sono tutti di dimensioni più modeste e qualcuno è stato anche adattato per altri scopi.
Oltre agli ipogei sepolcrali a Stafenna è presente anche un cimitero sub divo con una serie di tombe quadrangolari che lo studioso Giuseppe Agnello dtà ad un arco di tempo compreso tra il IV ed il IX sec. d.C. quindi dall'epoca tardo-romana a quella Bizantina. Questa necropoli, riferibile ai resti di un villaggio presente sull'altipiano è difficile da inquadrare storicamente così come le origii e lo sviluppo dell'insediamento che, secondo alcuni studiosi, potrebbe essere stato abbandonato sotto la minaccia araba.
L'ipogeo C di Stafenna
Nella decina di ipogei che caratterizzano l'area di Stafenna di particolare interesse è anche il cd. "ipogeo C", posto sul versante opposto della strada moderna rispetto alla grotta delle due lettighe. In questo caso le dimensioni sono decisamente più ridotte e si contano alcune decine di tombe, soprattutto arcosoli, posizionati ai lati dell'unico corridoio che presenta un restringimento prima di aprirsi su una piccola sala caratterizzato da un ulteriore baldacchino con due sepolture.
Considerazioni archeo-fotografiche
Come sempre, dal momento che questo sito internet è nato principalmente come sito fotografico, mi piace spendere qualche considerazione sulla fotografia di quest'area archeologica, da un punto vista divulgativo (per la fotografia archeologica di tipo scientifico vi rimando agli ottimi testi e articoli reperibili online). Stafenna è un sito di grande suggestione e una futura valorizzazione parte oggigiorno anche da una necessaria promozione. Gli ipogei così come il cimitero sub divo ben si prestano alla realizzazione di grande impatto. In particolar modo per l'ipogeo maggiore, dopo i primi passi l'illuminazione è veramente fioca e quindi un treppiede e un'illuminazione adeguata (almeno un flash o delle lampade sufficientemente potenti) sono necessari per riprendere il cubicolo o i baldacchini. Tecniche HDR possono essere d'aiuto e nel caso di scatti a ISO elevati bisognerà necessariamente procedere ad una rimozione del rumore di fondo.
Il cimitero sub divo purtroppo allo stato attuale è seminascosto dalla vegetazione incolta. La fotografia aerea con un piccolo drone può però fornire risultati interessanti, magari inquadrando porzione dell strada o i ruderi del vicino casale per meglio rendere l'idea delle proporzioni.
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