Nell'estremo sudest siciliano, a pochi chilometri da Marzamemi e lungo la strada che da Noto conduce a Pachino, sorgono i resti di una masseria in rovina, San Lorenzo vecchio. Il luogo è purtroppo in stato di abbandono, privo di manutenzione e a pericolo di crollo nè alcun cartello indica la sua valenza storica e archeologica. Anche dalla strada provinciale però, costeggiando i muri dell'antico edificio, si nota un dettaglio: dei filari di grossi blocchi isodomi. La masseria settecentesca infatti ha una storia ben più lunga essendo stata costruita sui ruderi di un antico tempio greco.
L'antico tempio fu identicato nel 1948 da Giuseppe Agnello e aveva una cella di dimensioni stimate di 23x10 m. Solo parte della muratura (nord ed est) è ancora oggi visibile e su questa vennero impiantati dei blocchetti più piccoli che completano i vani della masseria. Probabilmente il tempio era privo di peristilio. In realtà la storia del complesso di San Lorenzo vecchio è ben più lunga e complicata in quanto alla fine dell'epoca classica il tempio venne trasformato in una chiesa cristiana. Ma partiamo dall'inizio!
Il tempio di Apollo libistino a Capo Pachino?
La prima menzione dei ruderi del tempio in epoca recente si trova nel "De Rebus Siculis" del domenicano Tommaso Fazello, del 1558 che racconta della presenza di un tempio, famosissimo nell'antichità, e ai suoi tempi consacrato a San Lorenzo, a poca distanza dal porticciolo di Marzamemo (Marzamemi) e dalla città di Maccara (oggi Cittadella dei Maccari a Vendicari). Sulla scorta delle descrizioni del Fazello, lo studioso Giuseppe Agnello individua il tempio nel 1948. Agnello ipotizza che in origine si trattasse di un tempietto "in antis" (con una cella di dimensioni ca. 23x10 m) ma senza l'abbattimento dell'edificio sovrapposto non è possibile stabilirlo con certezza. Il tempio probabilmene è databile al VI-V sec. a.C. ma non è da escludere una cronologia anche più recente. L'ingresso era probabilmente orientato ad ovest dove si trovava un colonnato frontale oggi non più esistente. In assenza di scavi e ritrovamenti archeologici non è possibile l'attribuzione del dio venerato nel tempio anche se da fonti letterarie (Macrobio) la suggestiva ipotesi è che possa trattarsi del tempio di Apollo libistino cioè Apollo libico.
«…in Sicilia presso il promontorio Pachino viene celebrato con eccezionale devozione Apollo Libistino. Infatti quando i Libî, nell’invasione della Sicilia approdarono a quel promontorio, Apollo, ivi venerato, fu invocato dagli abitanti: scagliò sui nemici la pestilenza e li fece morire quasi tutti di morte improvvisa; donde fu nominato Libistino»
L'identificazione del tempio sarebbe interessante perchè permetterebbe anche di identificare con certezza quell'area come corrispondente all'antica statio di Apolline citata nell'itinerarium Antonini, un vero e proprio testo di riferimento per i viaggiatori antichi.
La "Cuba" bizantina
Nel periodo tardoantico non era insolita la trasformazione di edifici religiosi pagani in luoghi di culto pagani. Tale trasformazione è stata realizzata in numerosi templi, anche in Sicilia orientale, basti pensare al tempio di Apollo a Siracusa o all'Athenaion che ancora oggi è il duomo di Siracusa o alla chiesa di San Pancrazio a Taormina. Nel caso dell'antico tempio di San Lorenzo, a ridosso del lato ovest della cella venne realizzata una piccola cuba bizantina trichora. Si tratta di un'interessante soluzione architettonica presente anche nell'odierna Vendicari che fu già Cittadella dei Maccari, probabilmente da identificarsi con l'antica Respensa.
Varie sono le ipotesi sulla trasformazione di questa trichora addossata al muro del tempio greco. Lo studioso agnello ipotizzava che la cella del tempio forse era stata trasformata nella navata di una chiesa e che additittura si trattasse di una chiesa a tre navate. Questo giustificafa i fori ancora oggi visibili lungo il muro esterno e che avrebbero sostenuto travi per la navata laterale. Per quanto siano scarne le informazioni antiche sulla trichora di San Lorenzo, l'origine potrebbe anche ricondursi alla sepoltura di un martire. Indagini approfondite sarebbero necessarie visto che il domenicano Fazello ad esempio aveva raccolto informazioni circa la presenza di un sotterraneo sotto la cuba.
Tra i dettagli ancora oggi meglio visibili, agli angoli interni della trichora vi sono ancora dei capitelli "a libro" e nelle nicchie labili tracce di pittura geometrica per accentuare l'effetto scenografico dell'apparato murario e alcune croci tra cui è particolarmente ben conservata una croce apicata nell'angolo sud-ovest. La decorazione bizantina richiama quella del periodo iconoclastico ma, ancora una volta, è possibile trovare esempi similari anche con datazione diversa.
La masseria
A partire dal XV sec. vi si impianta un casale fortificato, probabilmente dotato di torri laterali mentre si data all 1778 la costruzione della masseria ancora oggi visibile. Negli ambienti meglio conservati sono ancora presenti i resti di un palmento databile tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo. Oggi purtroppo buona parte del complesso di San Lorenzo vecchio risulta semi-abbandonato e non valorizzato:un vero peccato sia per la valenza archeologica del monumento che per quella turistica trovandosi lunga un'arteria di grande passaggio, specie durante la stagione estiva. Il complesso fu parzialmente studiato a cavallo tra gli anni sessanta e settanta sebbene tali studi restino per buona parte inediti. Nuovi rilievi sono stati eseguiti in anni recenti mentre si ipotizza l'uso di un geo-radar per indagare sull'eventuale presenza dell'ambiente sotterraneo citato dal Fazello.
Allo stato attuale il complesso risulta pericolante ma sarebbe sicuramente interessante per il fotografo interessato all'archeologia effettuare delle riprese della cuba con un'illuminazione adeguata e obiettivi ultragrandangolari.
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