L'oasi di Vendicari, tra Noto e Marzamemi, in provincia di Siracusa è una delle più belle e conosciute riserve naturali siciliane, nota anche per i fenicotteri che ormai vi dimorano anche in pianta stabile. Si tratta di un'area costiera molto vasta, con un'estensione di circa 1500 ettari e diversi ingressi. All'interno della riserva insistono anche numerose testimonianze archeologiche e, in particolar modo, sono presenti ipogei e strutture databili all'epoca bizantina presso il varco sud della riserva. Si tratta della cosiddetta “Cittadella dei Maccari”, già studiata dall'archeologo Paolo Orsi sulla scorta della segnalazione dello studioso Fazello nel XVII secolo.
Per visitarne le vestigia è sufficiente accedere a Vendicari dall'omonimo varco di accesso i sentieri natura e alcuni cartelli indicano parte (non tutte) delle strutture ipogeiche presenti. Non è chiara l'etimologia del nome Cittadella dei Maccari. Paolo Orsi avanzò due ipotesi, immaginando che potesse derivare da un termine dialettale utilizzato nel territorio netino e che indicava “rovine”, quelle visibile ancora parzialmente in superficie oppure che potesse essere memoria dell'antica città perduta di Imacara. Lo studioso individuò 7 strutture sotterranee di cui 3 ipogei e 4 piccole catacombe dotate di un corridoio centrale. Probabilmente si trattava perlopiù di sepolcri di diritto privato che, purtroppo, non presentano iscrizioni o pitture. Tra i ritrovamenti solo piccoli oggetti e lucerne, tanto che l'archeologo di Rovereto giudicò la città piuttosto povera.
Oltre ai vari ipogei, alcuni dei quali dotati di tombe ad arcosolio, sono presenti nell'area i ruderi di vari caseggiati rurali. Secondo Orsi, parte di essi erano impostati o riutilizzavano i più antichi materiali di un centro abitato di epoca bizantina.
La Trigona di Vendicari
La più grande delle masserie esistenti, direttamente affacciata su uno dei pantani di Vendicari, offre invece una sorpresa archeologica. Si tratta della cosiddetta Trigona. Se dall'esterno dell'edificio sono visibili solamente i corpi di fabbrica della struttura rurale di epoca più recente, entrando nell'edificio si vedono i resti di un'aula quadrata con una suggestiva volta a cupola. Si tratta dei resti di un edificio sacro, la tipica cuba bizantina ancora presente in varie parti della Sicilia.
Oltre alla Trigona e alle sepolture ipogeiche, sono presenti a Cittadella anche varie tombe in superficie tra cui alcune tombe dotate di edicola. Si tratta di tombe, oggi parzialmente distrutte e di una tipologia piuttosto inconsueta in Sicilia. Paolo Orsi trovò anche il resto di una lapide con un candelabro a sette braccia che consentì di identificarle come tombe appartenenti alla comunità ebraica.
Cittadella dei Maccari offre una piacevole passeggiata agli appassionati di archeologia, specie nei mesi più freschi, vista la scarsa presenza di ombra. La cuba bizantina e gli ipogei permettono inoltre di realizzare qualche scatto fotografico suggestivo, specie se muniti di treppiede ed illuminazione adeguata.